La Procura della Repubblica ha accolto l’istanza di sospensione di una imminente demolizione presentata dall’avvocato Bruno Molinaro per conto del Sindaco di Capri Marino Lembo, a margine di un incidente di esecuzione proposto innanzi al competente Tribunale.
L’istanza è stata presentata dall’avvocato Molinaro dopo che il Consiglio Comunale di Capri aveva adottato una delibera di acquisizione conservativa dell’immobile interessato, una casetta di appena 71 mq, costituente l’unica abitazione di due persone anziane e in precarie condizioni di salute, oggetto di RE.S.A., al patrimonio dell’ente per esigenze di edilizia residenziale sociale, dando atto, altresì, della assenza di contrasto tra le opere e “rilevanti interessi urbanistici, ambientali e di rispetto dell’assetto idrogeologico“.
La Procura della Repubblica (P.M. Ilaria Mancusi Barone) ha sospeso l’efficacia della misura sanzionatoria sino alla definizione dell’incidente di esecuzione.
Ha espresso soddisfazione il Sindaco Lembo, essendo stati garantiti il diritto al contraddittorio e la tutela giurisdizionale in una vicenda nella quale la civica amministrazione ha inteso salvaguardare irrinunciabili esigenze di pubblico interesse, facendo leva sull’articolo 31 del Testo Unico dell’Edilizia e sull’articolo 1, comma 65, della legge regionale “Caldoro” n. 5/2013, tuttora vigente e non intaccata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 140 del 2018.
Il Sindaco ha dichiarato:
“Il problema del social housing è molto sentito a Capri per le ragioni esplicitate nella delibera consiliare e una civica amministrazione, come quella che ho l’onore di presiedere, ha il dovere istituzionale di porvi rimedio, ovviamente nell’assoluta osservanza del principio di legalità”
“Questi sono i principi che, d’ora in avanti, orienteranno l’operato della mia amministrazione.
Demoliremo tutto ciò che bisogna demolire ma, nei limiti della legge, cercheremo di conservare ciò che può essere utile per la collettività.
Nessuno sconto … anzi TOLLERANZA ZERO nei confronti degli abusivi.
L’esito normale del procedimento di acquisizione è la demolizione, come chiarito da ultimo anche dalla Corte Costituzionale, ma quando sussiste il pubblico interesse non vi è dubbio che questo prevalga su ogni altro potere, compreso quello repressivo”.