Un ordine di demolizione di una casa bocciato da una decisione della Corte di
Cassazione che ha accolto il ricorso proposto dall’avvocato Bruno Molinaro per
la famiglia Cioce di Fuorigrotta.
Peccato però che di quella casa restino solo le macerie: anzi più nemmeno quelle
perché l’area di risulta è stata completamente liberata dalle ruspe di
Stato. Il caso è, dunque, paradossale. Unico in Italia. Non vi sono precedenti.
Il dramma della famiglia Cioce è riassunto
in poche parole:
“La nostra casa, costruita con tanti sacrifici,
non doveva essere abbattuta.
Il condono era valido e non c’era pericolo
idrogeologico.
Non ci siamo fatti mai un viaggio, mai uno
sfizio: tutto quello che guadagnavamo era
per la nostra casa, il nostro sogno – dice
nonna Pina già provata da un infarto –
nessuno credeva che ci avrebbero dato
ragione. Quello che abbiamo passato, la
sofferenza, l’ansia nel vedere buttata giù la
casa non lo possiamo descrivere.
Ci hanno buttato fuori casa con il nonno
anziano, allettato e con l’ossigeno, e una
neonata. Nemmeno tutto l’oro del mondo
potrà ripagare questo immenso dolore.
Ringraziamo con tutto il cuore l’avvocato
Molinaro che ci è stato vicino come una
persona di famiglia, che ci ha sempre
sopportato e supportato”.
Lapidario il giudizio della terza sezione
penale della Cassazione nella sentenza n.
42624 del 23 settembre 2022 che annulla
ordinanza impugnata e rinvia per nuovo
giudizio alla Corte di Appello di Napoli.
“Nel caso in disamina – si legge – il giudice
di merito non ha ritenuto di disporre
neppure la sospensione, pur non essendo
ancora esaurita la procedura di condono
edilizio e pur ritenendo che la proposta di
riperimetrazione delle aree sottoposte a
vincolo non fosse definita e completa”.
“Nulla ha potuto – ha dichiarato l’avvocato
Molinaro – l’istanza di sospensione che
presentammo a cui i giudici incredibilmente
non hanno mai nemmeno risposto, pur
avendo acquisito copia del ricorso per
cassazione nel giugno scorso.
Eppure i tempi per risolvere il problema del
vincolo idrogeologico e la questione
condono erano brevi.
Per la prima volta in Italia la Cassazione
bacchetta – dunque – i giudici dell’Appello
per non aver sospeso l’esecuzione della
demolizione, sebbene questa fosse stata
già effettuata nelle more del giudizio.
La Procura intanto era andata avanti forte
della ordinanza illegittima della Corte
napoletana e aveva proceduto senza
indugio, quale stazione appaltante, alla
eliminazione delle opere.
“Citeremo per danni lo Stato italiano per
l’errore giudiziario commesso dai giudici
della Corte d’Appello – prosegue il legale –
per non avere questi ultimi inteso
salvaguardare il bene della vita invocato
quale causa di incompatibilità con
l”abbattimento e – quel che è più grave – per
aver omesso ogni valutazione, positiva o
negativa, della istanza di sospensione
presentata dopo la proposizione del ricorso
per cassazione, nonostante il pericolo di
pregiudizio grave e irreparabile.
Una condotta inspiegabile, sbagliata e
disumana”.
E che la Cassazione ha sonoramente
bocciato, ma era ormai già troppo tardi.
“In Italia, più dei politici e dei grandi
burocrati, sono i magistrati a detenere le
leve del potere – continua Molinaro –
perché, salvo casi limite, dietro lo scudo
della interpretazione delle norme non
rispondono mai dei loro errori.
Ed è paradossale che chiunque faccia un
qualsiasi lavoro – come anche l’avvocato, il
medico o l’ingegnere – se sbaglia paga, nel
mentre ciò non vale per i magistrati tranne
che in caso di dolo o colpa grave.
Eppure la Corte di giustizia UE qualche
anno fa ha pesantemente stigmatizzato il
comportamento omissivo dell’Italia sul
tema ma la successiva legge del 2015 ha
solo rappresentato un palliativo, un timido
tentativo di affrontare il problema.
Nella vicenda della famiglia Cioce, oltre ad
una casa in macerie, ci sono vite umane
distrutte. Non è tanto un danno economico
quello che hanno subito quanto umano e
morale. E questo è sicuramente
irreparabile. È come se inermi fossero stati
messi davanti a un plotone di esecuzione.
Quello che è successo alla famiglia Cioce
dovrebbe indurre i nostri governanti a fare
una riflessione: di tutto questo chi
risponde? I giudici o i cittadini?
Talvolta i giudici chiamati in causa dicono
di essere assicurati, ma le loro coscienze
possono essere garantite da una polizza?
A questo si aggiunge, nella situazione dei
Cioce, anche il costo rilevantissimo della
demolizione subita, che alla fine graverà
sui cittadini.