Secondo stime della Banca d’Italia, il Piano nazionale di ripresa e resilienza porterà fino a 375mila nuovi posti di lavoro nei prossimi anni. Dalle costruzioni all’informatica, ci sarà molta richiesta di lavoratori specializzati, ma non solo.
La Banca d’Italia ha stimato che gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbero creare fino a 375mila posti di lavoro in più in Italia, negli anni dal 2023 al 2026. Di questi, il 79% dovrebbe essere nel settore privato e il restante 21% nel pubblico. Bankitalia nel suo studio ha specificato che non ha tenuto conto di due settori: la sanità e l’istruzione, dove c’è un “elevato” grado di incertezza.
Il settore più coinvolto nella creazione di nuovi posti di lavoro, secondo lo studio, sarà quello delle costruzioni, che include edilizia e ingegneria specializzata. Va detto che, grazie al superbonus 110%, questo settore ha già visto una crescita importante negli ultimi tre anni, ma il Pnrr dovrebbe rafforzarla: nel 2025 si arriverà a circa 95.600 persone assunte.
Altri ambiti in cui potrebbe diventare più facile trovare un lavoro grazie agli investimenti del Pnrr sono ricerca e sviluppo, con il numero di nuovi occupati che raggiungerà il picco (16.600) nel 2024, e la produzione di computer, elettronica e ottica, con 12.700 impiegati nel 2025. Ma anche la programmazione informatica vedrà un forte aumento (27.700 nuovi occupati nel 2024) e, come conseguenza della crescita generale, aumenterà il numero di addetti alla gestione del personale (30.600 assunti nel 2024). Per tutti gli ambiti, tranne quello delle costruzioni, ci sarà una crescita significativa.
I profili più richiesti saranno quelli “analitici”, secondo la Banca d’Italia. Cioè personale altamente qualificato e con una forte specializzazione, che troverà molto più spazio in Italia rispetto a quanto accaduto negli anni prima della pandemia. Nel settore delle costruzioni serviranno soprattutto ingegneri, tecnici specializzati e operatori di macchinari complessi. Questo non significa, però, che non aumenterà anche la domanda di operai, cioè dei cosiddetti profili “routinari”.
Per la programmazione informatica, ad esempio, varrà il contrario: si cercheranno soprattutto figure “routinarie”, come i programmatori standard. Lo stesso accadrà per la produzione di macchinari, dove aumenterà la domanda di operai, e per le altre attività di supporto, come vigilanza e pulizia. Per quanto riguarda i lavoratori più specializzati, questi sono poco presenti in Italia, dice Bankitalia, e per questo il governo dovrà investire nell’istruzione e nelle politiche attive per il lavoro. In ogni caso, potrebbero esserci due problemi. Da una parte, la forza lavoro potrebbe non bastare e non riuscire a formarsi abbastanza in fretta, dato che gli interventi del Pnrr dovranno essere conclusi entro il 2026. Dall’altra parte, se si arrivasse a formare il numero di persone necessario, poi bisognerebbe capire come ricollocare tutto questo personale una volta terminato il ‘boom’ del Pnrr.
Secondo la Banca d’Italia, una parte dei nuovi posti di lavoro potrà essere presa dalla popolazione attualmente disoccupata: sono 1,9 milioni di persone. Tuttavia, quasi la metà di loro non ha un lavoro da più di un anno. Per questo, il governo Meloni dovrà puntare su due elementi: la formazione per i disoccupati in settori specifici e con maggiore domanda di lavoro, come le costruzioni, ma anche politiche migratorie che cerchino di attirare in Italia più personale qualificato.