(Adnkronos) – La caduta del Muro di Berlino era destinata a produrre effetti anche sul sistema politico italiano, con la possibilità di superare quella democrazia bloccata che aveva visto per più di 40 anni la Dc e i suoi partiti alleati e filo-occidentali al governo e il Pci ‘condannato’ all’opposizione. Un vero e proprio cambiamento d’epoca, che in qualche modo accelerava il crepuscolo di quelle forze politiche che dal dopoguerra in poi si erano affermate sullo scenario politico italiano e che erano chiamate a rinnovarsi e a rinnovare il sistema istituzionale.
Un’esigenza avvertita già da alcuni anni, ma che ora diventava impellente e di cui il ‘picconatore’ si faceva accorato portavoce attraverso la solennità del messaggio alle Camere, dopo mesi e mesi di ripetuti appelli che avevano trovato posto anche nei discorsi di fine anno del 1989 e del 1990. Parole spesso non ascoltate e non comprese.
“Sollecitavo la grande riforma di cui c’era bisogno per schivare la crisi che stava per esplodere -spiegherà Cossiga in un’intervista rilasciata un anno prima di morire- Andreotti, all’epoca premier, rifiutò di controfirmare il documento per la presentazione in Parlamento perché, si difese, non lo condivideva. Lo firmò il ministro della Giustizia Martelli. Fu il momento più difficile, per me. Sembravano tutti ciechi”.