Antonio Bassolino è stato per sei anni e mezzo sindaco di Napoli e per dieci anni presidente della Regione Campania. Prima ancora, dirigente nazionale del PCI e tra i fondatori dei partiti che da quel ceppo sono nati: PDS, DS, PD. Ma è da ragazzo che ha cominciato a far politica. A sedici anni diventa segretario di una sezione di operai e di lavoratori ritrovandosi molto presto a essere un adulto. Da allora ha fatto coincidere la politica con la vita. Cambiare, invertire quel rapporto è ora una sfida quotidiana. Sfida che l’ex Governatore ha descritto nel suo ultimo libro, “Le Dolomiti di Napoli” che ha presentato oggi all’Hotel Ireos a Casamicciola. Nel libro, come dice ai nostri microfoni, non ci sono parole di rancore verso il Partito Democratico che lo ha abbandonato nella fase finale della sua carriera politica, quella più critica, in cui era stato coinvolto nei processi sulla gestione dei rifiuti. Emerge, però, un certo rammarico, perchè «dal partito, fatta qualche rara eccezione, non è uscita una dichiarazione di piena fiducia, oltre che nella magistratura, anche in Antonio Bassolino» e, soprattutto, per l’”assurdo silenzio” che ha accompagnato la sua piena assoluzione.
