CAMPANIA, IL DOPO-DE SIANO: IN POLE LA CARFAGNA

I numeri, a iniziare da quelli delle elezioni regionali del 2015 in Campania, dove malgrado la sconfitta del governatore uscente Stefano Caldoro Forza Italia si è attestata sul 24%, sono le solide certezze in cui si rifugia il partito. L’argine alla bufera che in questi giorni sta travolgendo Domenico De Siano – senatore e coordinatore regionale del partito indagato e che rischia gli arresti domiciliari – in seguito a una inchiesta sui rifiuti. Già, la monnezza, non c’è stato governante (di tutti i colori politici) degli ultimi 20 anni che non sia incappato in una indagine, un avviso di garanzia per la gestione dei rifiuti, ma dove non c’è stata una sola condanna che sia una, a testimoniare il presunto legame tra monnezza e politica. La base, e anche i dirigenti azzurri, si interrogano. Cosa accadrà adesso? Con De Siano – questo fanno filtrare big, capibastone e dirigenti del partito – si era trovato un equilibrio interno che ha tenuto al riparo gli azzurri dalle tensioni che pure ci sono.

L’eventuale successore avrà la stessa capacità? La domanda è intrigante. Come stanno allora le cose? Al momento è tutto congelato e nelle mani del leader Silvio Berlusconi, il quale ha chiesto a De Siano di ritirare le dimissioni ricevendo un garbato rifiuto. Ma Berlusconi non si è ancora arreso, ha rinviato ogni decisione a dopo il Riesame. Il Cavaliere spera che il Riesame scagioni De Siano – la fiducia in lui di tutto il partito è intatta – per tornare alla carica e chiedergli nuovamente di tornare a fare il coordinatore regionale. Si potrebbe mai dire, a quel punto, due volte no al presidente e fondatore del partito? Dunque, per due o tre settimane non dovrebbe succedere nulla. Questo non significa che le famose opzioni «B» non siano sul tavolo di Berlusconi e pure su quelli napoletani. Ipotesi, scenari, che raccontano comunque di un certo fermento. Tra gli scenari ci sarebbe anche quello di una sorta di commissariamento del partito, una specie di reggenza che vedrebbe in campo sempre un parlamentare, ma non campano. Per dirla tutta, è venuto fuori il nome di Gregorio Fontana, deputato bergamasco, non uno qualsiasi. A ottobre scorso Berlusconi lo ha nominato, «ai sensi degli articoli 19 e 26 dello Statuto, responsabile nazionale del settore organizzazione», tra i compiti principali «quello di controllo e collegamento nella struttura del partito, nello specifico tra i coordinatori regionali, provinciali e locali».

Incarico che lo ha portato nell’ufficio di presidenza di Fi dove ha anche diritto di voto. Insomma, una possibilità concreta se la si legge in funzione della tornata elettorale di primavera dove si vota anche a Napoli, e qui il centrodestra non governa da oltre 30 anni. Fontana – nella sostanza – sarebbe la cinghia di trasmissione delle strategie sull’asse Roma-Napoli. Sullo fondo, del resto, ci sono le alleanze per arrivare alle amministrative. Ragionando a livello nazionale, fuori dalle isterie locali, sarebbe più semplice completare il puzzle. In che modo? Chi si sentisse scontento delle scelte fatte per la capitale del sud, per esempio, potrebbe trovare ristoro a Roma dove pure si vota, piuttosto che a Milano. Si sa che Fratelli d’Italia vorrebbero più spazio a Napoli rispetto alla candidatura di Gianni Lettieri, però puntano forte su Giorgia Meloni candidato sindaco della Capitale. A questo punto c’è da chiedersi: i leader campani e napoletani, come Paolo Russo, Fulvio Martusciello, Nunzia De Girolamo e Mara Carfagna e lo stesso Antonio Pentangelo che hanno le redini del partiti in mano, cosa ne pensano? Non è ancora iniziata la discussione, del resto a poche ore dalle dimissioni di De Siano nessuno si espone.

Tuttavia c’è chi all’ipotesi dell’esterno non fa salti di gioia. E quello che potrebbe profilarsi, se Berlusconi decidesse di non puntare più su De Siano, è un derby tra signore, vale a dire tra la Carfagna e De Girolamo, entrambe parlamentari e molto vicine a Berlusconi. Con la prima, negli exit poll degli umori azzurri, in vantaggio. Non fosse altro perché è rimasta fedelissima alla causa senza farsi un giro per l’Ncd prima di tornare come accaduto alla De Girolamo. La partita è però tutt’altro che chiusa, è da giocare. Dalle ipotesi alla concretezza, e si torna ai numeri. Armando Cesaro, capogruppo in Regione di Forza Italia, un giovane, non teme il declino o la sfiducia intorno a Fi per le disavventure in cui è incappato De Siano e rilancia. «Noi non sentiamo nessuna disaffezione e non vediamo grossi problemi per il partito. Anzi la Campania è di gran lunga la roccaforte di Forza Italia nel Paese. Qui abbiamo percentuali che sono il doppio rispetto alle altre città d’Italia». E ancora: «Penso al 24 per cento delle regionali, al 20 per cento in città e nell’area metropolitana, appena un paio di punti sotto il Pd che si possono recuperare alle comunali se nelle liste mettiamo i napoletani, cosa non accaduta alle regionali».

da ilmattino.it

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