“I drammatici eventi che hanno colpito la Sardegna devono essere di monito per la nostra regione ancora troppo fragile ed esposta a frane ed alluvioni. Sono 504 i comuni campani in cui sono presenti zone ad
elevata criticità, l’estensione di tali aree esposte a rischio è pari a oltre
2.597 kmq pari al 19% della superficie dell’intera regione”. É l’allarme
lanciato, in una nota, da Michele Buonono e Giancarlo Chiavazzo, presidente e responsabile scientifico di Legambiente Campania. ”É fondamentale che tutti i comuni classificati a rischio si dotino di piani di protezione civile funzionali, informando e addestrando i cittadini sui comportamenti da tenere in caso di emergenza – spiegano – Questo è l’unico modo per fronteggiare nell’immediato l’estrema diffusione della problematica del rischio idrogeologico e, quindi, per salvaguardare le vite umane esposte”. Secondo l’ultima ricerca di Legambiente, ”in Campania ben l’87% dei comuni intervistati ha nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio idrogeologico e il 36% presenta interi quartieri in tali aree”.
“Le città non dispongono di un sistema di allarme idrogeologico immediato”: lo evidenzia nuovamente oggi con decisione il prof.Ortolani
“Abbiamo proposto un sistema di allarme che consentirebbe di individuare l’inizio delle precipitazioni tipo bomba d’acqua rilasciate da cumulonembi in transito e piani di protezione civile locali per le zone che possono essere interessate da flussi fangosi che sono già individuabili preventivamente.
Non si possono mettere in sicurezza strutturale tutte le aree urbane realizzate in zone soggette a potenziali dissesti idrogeologici; con il sistema di allarme idrogeologico immediato elaborato con le ricerche espletate presso l’Università Federico II si riuscirebbe a mettere al sicuro, almeno, i cittadini”.