MONS.LAGNESE AI FEDELI DI CASERTA: “LAVOREREMO INSIEME PER UNA CHIESA CHE ASCOLTI”

Il nuovo vescovo mons.Lagnese ha inviato un messaggio ai fedeli della diocesi di Caserta:

 

“È ancora vivo in tutti noi il dolore per l’inaspettata dipartita, a seguito del contagio
da coronavirus, di S. E. Mons. Giovanni D’Alise, pastore attento e premuroso della Chiesa
di Dio che è in Caserta per più di sei anni. A lui la nostra gratitudine, che si fa preghiera,
per la sua luminosa testimonianza di vita cristiana e per il fecondo ministero di prete e di
vescovo. Con lui ricordo nella preghiera anche tutti gli altri vescovi passati alla vita del
Cielo che, nella tradizione vivente della Chiesa, si sono succeduti in mezzo a voi e hanno
servito la Chiesa casertana.
Carissimi, non senza emozione e trepidazione accolgo la decisione del Santo Padre
Francesco di inviarmi a voi come vescovo. Lo ringrazio per la fiducia riposta in me e gli
rinnovo ancora una volta l’assicurazione della mia costante preghiera, la mia piena
comunione e l’adesione al Suo Magistero.
Al Papa confermo pure tutto il mio impegno a portare avanti il progetto di riforma
della Chiesa perché diventi sempre più missionaria nelle sue scelte, decisa nell’annuncio
del Vangelo, credibile nella testimonianza della carità; Chiesa povera e per i poveri, serva
di Dio e mai mondana, mai piegata ai potenti di questo mondo e sempre chiara nel
proporre le esigenze del Vangelo; ma, innanzitutto, nello spirito del Concilio, Chiesa del
Samaritano e della Misericordia, che non si nasconde dietro muri di carta e d’incenso,
ma vuole servire l’uomo, qualunque sia la sua condizione, la sua fede, il suo pensiero, e
perciò sa farsi amica sua sempre.
Nella scelta del Papa di mandarmi a voi, prima di ogni cosa riconosco però
l’espressione della volontà di Dio su di me e su di voi: volontà di salvezza e di bene e,
perciò, via per la mia e la vostra conversione. Pertanto innanzitutto a Lui, al Padre Buono
e Misericordioso, che nel Suo Figlio Amato si è fatto conoscere e mi è venuto incontro,
dico il mio grazie e dichiaro nuovamente la mia disponibilità a prendere il largo.

Vengo con la consapevolezza di non essere solo. Non so ciò che mi attende; sento
però che il Signore viene con me; parte con me e mi accompagna, anzi mi precede. Vengo
pertanto con questa fede. E, con questo stesso spirito che mi dice di fidarmi ancora, chiedo
anche a voi, fin da ora, di accogliermi così: sono un povero; non guardate perciò alla mia
persona, ma a Colui che io sarò chiamato a rendere presente in mezzo a voi. Sono certo
che lo farà innanzitutto la gente semplice, semplice ma ricca di fede: piccoli, nonni,
anziani, malati, e tanti altri; quanti nella propria carne portano i segni di una disabilità e,
con cristiana sopportazione, fanno l’esperienza della croce. Sono spesso i santi della porta
accanto: di regola persone povere, poco importanti per il mondo e, a volte anche per la
Chiesa, ma che, con l’offerta della loro vita e la loro preghiera, tanto fanno per la salvezza
del mondo. Innanzitutto a loro il mio saluto, il mio grazie e la mia benedizione.
Un saluto tutto particolare e la mia più viva riconoscenza a S. E. Mons. Tommaso
Caputo, Arcivescovo – Prelato di Pompei, inviato dal Santo Padre a reggere, nel tempo
della sede vacante, la Chiesa casertana, in qualità di Amministratore Apostolico. Il lavoro
da lui svolto in questi mesi, in un tempo, a causa della pandemia, tanto delicato e
complesso, di certo sarà di grande aiuto per me e per voi, chiamati a continuare a
camminare insieme.
Con Mons. Caputo saluto anche i vescovi emeriti, Mons. Francesco Cuccarese e
Mons. Raffaele Nogaro, e i confratelli vescovi della Conferenza Episcopale Campana; a
tutti loro, grato per la fraterna amicizia e la concreta comunione che crescono sempre più
tra noi, chiedo di pregare per me.
Rivolgo il mio più affettuoso saluto ai presbiteri, ai diaconi, alle religiose e ai
religiosi, ai seminaristi e, insieme a loro, a tutti i fedeli laici che operano a vario titolo in
Diocesi, o che sono membri di associazioni, cammini e movimenti ecclesiali. A tutti
assicuro fin da ora la mia preghiera perché, consapevoli, come dice il Papa, che “il
cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo
millennio”, insieme sappiamo edificare una Chiesa capace di ascoltare sempre tutti e di
imparare da ciascuno; una Chiesa che si mette in ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il
grido del Popolo e, in ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama.
È un’opera che, di certo, è già iniziata, ma che deve continuare per trasformare organismi
e strutture della Chiesa e ogni aspetto della sua vita, e progredire in un discernimento
ecclesiale che dev’essere sempre più permanente e aperto a tutti.
Anche alle Istituzioni preposte al servizio del bene comune, a quanti amministrano le
nostre città e ne tutelano la sicurezza e la legalità, come pure al mondo della scuola,
dell’università e della cultura, desidero far arrivare il mio saluto e il mio augurio. Il nostro
territorio ha tante potenzialità – la terra, l’arte, ma anche la capacità tutta nostra di
accogliere, adattarci e lavorare sodo – ma stenta a decollare. Lavoriamo perciò tutti
insieme per il bene delle donne e degli uomini che vivono nella terra casertana e fanno i
conti con tante ferite e contraddizioni: penso alla piaga di una povertà che cresce, specie

in questo tempo; alla mancanza del lavoro che pure quando c’è, non è né libero, né
partecipativo, né solidale; penso al disagio giovanile e a una diffusa illegalità che sovente
sfocia in vere forme di ingiustizia sociale e di violenza; ma penso pure alla piaga
dell’inquinamento ambientale e a quella cultura dell’indifferenza che spesso diventa
rifiuto dello straniero e del diverso.
Un saluto tutto speciale, in questo tempo di emergenza sanitaria, rivolgo pure ai
medici e agli infermieri e a tutti gli operatori dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San
Sebastiano di Caserta e di tutte le altre strutture sanitarie presenti sul territorio, come pure
ai medici di base e a quanti, nelle Rsa o nelle case di riposo, assistono infermi e anziani:
il Signore doni a tutti sapienza e forza per riportare in salute quanti sono nella malattia, e
occhi di tenerezza perché l’esperienza della cura diventi occasione per crescere in
umanità.
Carissimi, ci apprestiamo a celebrare il Natale del Signore – quest’anno tutto
particolare a causa della pandemia, ma non meno intenso, anzi forse più vero perché più
essenziale e più povero – nel quale potremo sperimentare meglio, come i pastori quella
notte quando furono raggiunti dal canto degli angeli, la bella notizia dell’amore di Dio.
Sì, Dio ci ama: questa è la bella notizia! Sì, siamo amati dal Signore! Per dirci e darci
quest’Amore il Figlio di Dio si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi. Vorrei portare
anch’io in mezzo a voi questa notizia e riceverla io stesso da voi. Vorrei anzi che lo
facessimo insieme. Come Chiesa, perché ciò avvenga, dobbiamo mettere però al primo
posto Dio, essere capaci di decentrarci da noi e porre al centro il Signore Gesù, orientando
ogni persona a Lui. Così hanno fatto gli angeli, così i pastori; così ha fatto il Battista. Così,
sopra tutti, hanno fatto Giuseppe e Maria. Che possiamo fare anche noi così! Anzi, che
possiamo essere come Maria, capaci di generare anche noi il Signore! A lei, Madre del
Signore e della Chiesa, insieme a San Michele Arcangelo, Sant’Anna e San Sebastiano,
vi affido e mi affido e, nell’attesa d’incontrarvi di persona, invoco su tutti la benedizione
del Signore”

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