PARCHEGGIO DELLA SIENA. CHI E’, ORA, RESPONSABILE DI UN TERRITORIO VANDALIZZATO? DI ANTIMO PUCA

“Il Comune ne ha ordinato la demolizione. L’ordine è di abbattimento e di ripristino dello stato dei luoghi.,”
..”si evincono le molte difformità e gli abusi riscontrati nell’opera rispetto al progetto originario..”-

Cosi riportano importanti testate nazionali.

(Antimo Puca)

Il Comune dà il nulla osta a buttare una colata di cemento su un bellissimo podere di settecento anni fa fecondo di carciofi, alberi da frutto e fiori nonché generatore di acque sorgive naturali termali. E’ questa la Ischia green che viene tanto sbandierata?
Il piano di una società privata, già approvato dal Comune, ha previsto la realizzazione di un’area di sosta per un’accozzaglia di auto. Così viene distrutta una delle più feconde aree verdi.
Battaglia tosta a Ischia dove un gruppone di ischitani – forti di una petizione che in tempi recenti aveva già raccolto molte firme – si mette di traverso alla costruzione di un parcheggio privato là dove c’era un fazzolettone verde, eredità di un passato contadino, incastonato tra le spiagge costiere della zona Mandra e l’accesso al Borgo Pontino, un terreno verde fecondo di carciofi, alberi anche di pregio, un vasto podere denominato “La Siena”. Qui c’erano viti, carciofi e verdure nonché una sorgente termale naturale e ora tutto è sparito.

Gli uffici tecnici del Comune hanno dato il via libera al progetto di bancamento del podere. L’attenzione tuttavia resta alta e gli ischitani non si arrendono all’idea di ritrovarsi uno scempio dal punto ambientale e paesaggistico che risulta inoltre in palese contrasto con le politiche comunali, volte, almeno sulla carta, a salvaguardare la qualità della vita dei propri cittadini e a tutelare il verde con frequenti interventi di piantumazione e che snatura un’area termale naturale verde di carciofi, alberi da frutto e olivi sostituendola con decine di posti macchina. È un progetto nato da molto tempo che viene da lontano. Il terreno era di proprietà di Francesco Scalfati che lo diede in fitto ai “ mangia terra”, famiglia Di Meglio. Santaroni l’ha acquistato da Scalfati.

L’inchiesta ha preso l’avvio dalle tante denunce. I lavori erano stati autorizzati dall’allora sindaco del Comune di Ischia. Un ampio spianamento, in un area naturale sorgiva termale che ha distrutto la vegetazione naturale e la piantumazione di specie vegetali.

Qualcuno ha chiesto approfondimenti agli uffici tecnici?

Insomma, almeno virtualmente, la questione resta aperta anche perché gli ischitani, oltre al problema ambientale, ne sollevano altri di natura logistica.
Un aspetto su cui gli ischitani focalizzano con più energia l’attenzione dell’amministrazione cittadina e dell’opinione pubblica è che quest’area verde, dal cui sottosuolo ha origine una cospicua sorgente naturale termale, usufruirebbe di due corsie di accesso anguste su strade già abbastanza problematiche sul fronte del traffico, come via Pontano e via Seminario/via Antonio De Luca, che diventerebbero ancor più congestionate del solito, tralasciando l’evidente rischio per coloro che circolano a piedi nelle suddette corsie d’accesso, davvero troppo strette per consentire il passaggio in sicurezza di un’auto e contemporaneamente di un pedone.
Sottolineo il fatto che sia le norme del Codice della strada che le prescrizioni comunali impongano una separazione fra flusso veicolare e quello dei pedoni/portatori di handicap, giustamente a tutela della incolumità di questi ultimi e che, purtroppo, sia per l’accesso da Via Seminario/via Antonio De Luca che soprattutto per quello da via Pontano, largo appena pochi metri, se la separazione non viene realizzata correttamente, è la stessa sicurezza fisica dei cittadini ad essere a rischio.
Quindi non viene tutelata la salute dei cittadini se si concede di cambiare la destinazione d’uso di un hortus conclusus trasformandolo in un parcheggio lesivo della salute delle persone. Gli amministratori dimenticano che Ischia è un isola che vive di turismo. Il turismo è la risorsa principale dell’isola. Dio ci ha donato una natura meravigliosa e noi cosa facciamo? La sotterriamo. La deturpiamo. La distruggiamo. Chi viene nella nostra isola deve trovare sole, mare, paesaggi e non auto. Il turista che sta per mettere piede sull’isola deve ricevere un impatto forte dal verde dei Pini, dall’odore del mare, rimanendo affascinanti dall’assenza di auto. Bene ha fatto il sindaco a bloccare i lavori. Ma meglio avrebbe fatto il sindaco dell’epoca a non farli iniziare. Ischia è un’isola e non una città

Al di là dell’impatto ambientale e della reale fattibilità del piano, è evidente come il progetto del parcheggio rientrasse in una visione dei luoghi ancora legata ai canoni del boom economico: un’ischia dominata e sottomessa dall’auto, dove desiderio e ossessione principale era utilizzare l’automobile e, a seconda delle necessità, parcheggiarla laddove fosse necessario, senza considerare il suo impatto sulla vivibilità del luogo. L’automobile pertanto giungeva a violare persino gli spazi del luogo pedonale per eccellenza. Ischia del duemila si dibatte ancora in questo dilemma, laddove c’è una chiara pulsione a favore dell’esclusione dell’auto dagli spazi dei cittadini; e, nel contempo, permane la necessità di scavare, rilocare e distruggere per garantire a quella stessa auto spazio e rappresentazione. Idee come il parcheggio, la storpiatura della storica piazza degli eroi, la soppressione dei viali alberati, la amputazione della zona del Mulino, lo stato di abbandono delle pinete e degli storici Bel Vedere, Ischia, mutilata del suoi giardini, proprio per costruire, rientrano in questo discorso dell’isola come luogo delle auto, ancora impregnato di canoni novecenteschi.
Il risarcimento del danno al quale dovrebbero essere condannati gli imputati in favore dell’ambiente dovrebbe essere il riconoscimento da parte del Tribunale penale del ruolo attivo non solo nella conservazione della natura nell’isola ma anche per il rispetto e il ripristino della legalità.

di Antimo Puca

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