PROTESTA A CHIETI: “NOI C1 CREDIAMO CHE ALLA FINE VI MENIAMO”

 “Noi C1 crediamo che alla fine vi meniamo”. È il messaggio dei tifosi del Chieti comparso stamattina all’esterno dello stadio Angelini, insieme ad undici croci (disegnate con una bomboletta spray) e undici lumini. Scritte macabre che si riferiscono al delicato momento della squadra di Pino Di Meo, ad un passo dalla retrocessione in Serie D. Domenica potrebbe non bastare battere il Foggia (in casa) per salvare la categoria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’indecorosa prova di Caserta con la sconfitta per 4-0. Ma già durante lestate scorsa i tifosi del Chieti si erano resi protagonisti di un’altra singolare forma di protesta. Infatti per protestare nei confronti della società: gli ultras neroverdi hanno indossato calzoncini e scarpette da calciatore e giacca e cravatta da dirigenti, simulando la presentazione della squadra. Il motivo L’immobilismo e la passività della società del presidente Bellia, a luglio ancora ferma sul mercato e in alto mare per quanto riguarda più o meno tutti gli aspetti organizzativi inerenti la prossima stagione, ha indotto i tifosi neroverdi a scendere in campo. Nel vero senso del termine: ritrovatisi nei pressi dello stadio “Angelini”, i supporters, dopo aver indossato la divisa del Chieti oppure un completo dirigenziale, hanno simulato la presentazione della squadra e la partenza per il ritiro.Un’iniziativa goliardica, le cui ragione sono state spiegate dal gruppo organizzato “Muretto Laterale” in un comunicato: “Mentre tutte le squadre partono per i ritiri precampionato e le società creano entusiasmo, ci ritroviamo a vivere l’ennesima estate travagliata, tra le peggiori della nostra storia. Il Chieti è un patrimonio cittadino, non un giocattolo di famiglia come lo sta gestendo il presidente Bellia con i suoi “collaboratori”, per di più con una presunzione e arroganza che non ci piacciono. Non tolleriamo più l’atteggiamento di chi dovrebbe essere orgoglioso di far parte di una società con una storia come la nostra, oltre alle continue lamentele di chi sta gestendo il Chieti come una squadra del dopolavoro ferroviario o come una trattoria a conduzione familiare, cercando un direttore (di sala) da dove poter riniziare (di giocatori neanche l’ombra, sarebbe chiedere troppo). Non c’è un presidente (o forse sì?), un ds, un dg, né un allenatore e il suo staff. Siamo stanchi per tutto questo schifo partorito da una dirigenza “improvvisata”, priva di serietà e del rispetto verso l’intera città”.

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