Che sarà un inverno freddo non possiamo ancora dirlo con certezza ma che sarà più caro in termini di riscaldamento è oramai cosa certa o meglio “cosa fatta”: schizza dal 10 al 22% l’iva sul pellet di uso domestico: approvata nella notte prenatalizia la Legge di stabilità con cui si è confermato il provvedimento del Governo ed approvato in via definitiva l’ aumento ingiustificato dell’aliquota iva sul pellet.
Resta invece invariata l’iva sulla legna da ardere e cioè al 10%. L’aumento è destinato
a produrre un gettito per le “casse dello Stato” di circa 96 milioni di euro. E così dopo Tasi e Tari
che hanno già svuotato le tasche di molti per non parlare del saldo IMU del 16 dicembre,arriva la
ciliegina di fine anno destinata a colpire oltre 2 milioni di famiglie che utilizzano il pellet per
riscaldarsi. Ma andiamo per ordine,partiamo dal presupposto che il pellet ( i caratteristici
cilindretti pressati con utilizzo di segatura ed altri scarti di produzione legnosa ) doveva essere un
modo conveniente per riscaldare casa ed avere nello stesso tempo acqua calda, tra l’altro con un
rispetto ambientale posto al primo piano tra gli obiettivi europei del 2020 in termini di energia
termica rinnovabile tendente a sostituire i dannosi combustibili fossili tanto responsabili dei
cambiamenti climatici che stiamo vivendo. Ed in Italia vi è stato un vero boom in termini di tale
scelta tanto da portare il nostro paese ad essere il primo consumatore europeo di pellet con una
importazione di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno ( proveniente molto da Austria e Germania
ma anche da Stati Uniti )destinato a ben 1.700.000 tra stufe e termo-stufe a pellet,circa 200.000
caldaie ed altrettanti camini che utilizzano il “sacco ecologico”. Il pellet, nel giro di pochi anni è
diventato un valido sostituto al gas e allo stesso gasolio in quanto permette risparmi considerevoli
aiutando il bilancio delle famiglie a basso reddito. Il grande successo,frutto di un grande risparmio
ma anche di sacrificio in termini di trasporto e sistemazione nel proprio box dei tanti sacchi da
consumare nel lungo inverno, ha fatto “drizzare le orecchie” agli attenti tecnici del governo e così
giù con le tasse. Non sia mai detto che bisogna permettere di risparmiare in questo duro periodo
di crisi,essere di aiuto o meglio di sostegno alle famiglie e permettere inoltre la rottamazione delle
stufe alimentate a kerosene o gpl di vecchia generazione. Può considerarsi un lusso scaldarsi?
avere acqua calda e non gelida in casa? Per il Governo in carica Sì !! Conti alla mano i tanti
cittadini ischitani così come quelli nelle città e delle zone montane della terraferma (i secondi più
fortunati per non dover affrontare il salasso del trasporto via mare) pagheranno, causa l’enorme
rialzo dell’aliquota iva al 22%, circa 70 e probabilmente anche 80 euro in più all’anno. Infatti
l’utilizzo di una termo-stufa porta ad un consumo di almeno una tonnellata e mezza di pellet per
anno, stimando un periodo ragionevole di 100 giorni di freddo e umido. Ad Ischia il prezzo del
pellet si è attestato in euro 5 per sacco di 15 kg da almeno un anno. Con l’aumento dell’imposta, e
con scorporo già acquisito, l’acquisto del quantitativo sopra indicato comporterà l’aggravio di
spesa dei 70/80 euro annui colpendo le migliaia di famiglie che utilizzano ciò che avrebbe dovuto
rappresentare un “grande risparmio” ed un maggior rispetto dell’ambiente. Praticamente si è
perseguito soltanto l’obiettivo di fare solo e soltanto “Cassa” con misure in grande danno anche
per l’ambiente e non tenendo per niente in conto che le spese per il riscaldamento rappresentano
senza alcun dubbio una delle principali preoccupazioni delle famiglie già in difficoltà e provate
dalla crisi. Non vi sarà nemmeno da spaventarsi allora per la Tasi, “congelata” come l’Imu per il
2015 ma per la quale è previsto un aggiuntivo dello 0,8 per mille a “discrezione” dei Comuni e ciò
fino all’approvazione nello stesso anno della “Local Tax”, un’altra bischerata all’italiana su cui
molti ,sentendola nominare e collassati già dalle tante sigle degli ultimi due anni ( tarsu,tares, iuc
,tari,tasi, imu,mini-imu ) già si chiedono : “che roba è? “mio DIO una nuova Ebola?”. NO, tranquilli,
può tranquillamente definirsi un’ ulteriore “fantasia tassatoria” del Governo in carica da far invidia
ad un grande regista come Stanley Kubrick e che allo scrivente, fa tanto ricordare uno scherzoso
film del duetto Benigni-Troisi : “Non ci resta che piangere” nella scena in cui, alla Dogana, i due
attori hanno affrontato per varie volte lo stop, al grido : “altolà, chi siete,cosa portate? Un
fiorino!”