STRAGE DEL RAPIDO 904. ISCHIA PERSE FEDERICA TAGLIALATELA: OGGI, 36 ANNI DOPO, PER NON DIMENTICARE

Deposta alle ore 12,55 sul binario 11, una corona di fiori. Presenti all’iniziativa il prefetto Marco Valentini e il presidente dell’associazione familiari vittime della strage, Rosaria Manzo. Una strage quella del Rapido 904 che chiede ancora giustizia e verità. Fu un attentato progettato in modo freddo e sanguinario, tanto da prevedere lo scoppio della bomba all’interno della lunga galleria dell’Appennino. L’esplosione fu devastante, ed anche i soccorsi ostacolati dal buio della galleria e della notte, risultarono drammatici per le difficoltà da affrontare. Fu davvero una strage, come avevano progettato gli esecutori di questa azione sovversiva, criminale e malavitosa.

Tante le vittime,  tra queste quella della giovanissima ischitana Federica Taglialatela, sul treno assieme ai genitori che rimasero feriti. Il padre Gioacchino morì poco tempo dopo per le conseguenze dei traumi riportati il 23 dicembre 1984.  Ben 16 le persone presenti sul treno, nella carrozza n.9, che furono uccise, molti dilaniati dalla bomba.

Alla cerimonia odierna il sindaco di Napoli De Magistris .”Non solo – ha precisato il primo cittadino – non bisogna dimenticare chi ha perduto la vita, ma anche rinnovare l’impegno forte delle istituzioni a ricercare sempre, fino alla fine, senza tempo, la verità e la giustizia, perché troppi crimini orrendi hanno insanguinato la nostra Repubblica, senza che si sia ancora rinvenuta la verità che non di rado, in questi casi, è anche una verità scomoda”. “Questo – ha concluso il sindaco – è un momento difficile per tutti, ma non per questo non si deve non ricordare ciò che è accaduto, la vita va avanti. Soprattutto la ricerca della verità e della giustizia non si deve fermare, di fronte a nessun ostacolo”.
“Nonostante il momento particolare – ha affermato il prefetto rispondendo alle domande dei cronisti – è stato opportuno, e ringrazio il sindaco, aver voluto mantenere questo impegno, anche se con minore partecipazione per via delle misure che tutti conosciamo. La memoria è importante soprattutto proiettata nel futuro, perché le istituzioni democratiche vanno sempre salvaguardate, sia contro l’aggressione del terrorismo, che contro l’aggressione della criminalità organizzata”. “Questo – ha concluso Valentini – fu proprio un episodio significativo di un connubio fra terrorismo e criminalità organizzata che ha aperto gli occhi su uno scenario che non si dovrà mai ripetere”.

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