TANGENTI A CAPRI. MOLINARO: “NESSUN SISTEMA, L’INCHIESTA E’ UN CASTELLO DI SABBIA”

Cinque condanne e un’assoluzione che fa rumore: quella del tecnico dei VIP Genny Della Rocca, difeso dagli avvocati Bruno Molinaro ed Emilia Granata, che hanno sostenuto con forza la sua totale estraneità ai fatti, pienamente riconosciuta dal Tribunale con la formula “il fatto non sussiste”. Le accuse, in verità, erano gravissime e spaziavano dall’associazione per delinquere alla concussione ambientale nelle forme più varie. L’associazione per delinquere è caduta per tutti gli imputati, sicché, vista la sentenza in controluce, deve dedursene che il Tribunale abbia ritenuto l’insussistenza del cosiddetto “Sistema Capri”, avendo affermato le sole responsabilità dei singoli, fra cui quella del tecnico comunale Mario Cacciapuoti, addetto al paesaggio, condannato a 5 anni per episodi di concussione e tentata concussione in danno di privati. Il Tribunale ha anche dichiarato, con la lettura del dispositivo, “l’estinzione del rapporto di lavoro” del Cacciapuoti con il Comune. Si è concluso così il processo di primo grado sulla tangentopoli caprese, nata da una inchiesta della Procura di Napoli (P.M. Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto) relativa a mazzette ed utilità che sarebbero state corrisposte al funzionario comunale Cacciapuoti per la concessione di titoli abilitativi inerenti a pratiche edilizie sull’isola azzurra, alcune delle quali curate da Genny Della Rocca. La prima sezione del Tribunale di Napoli, Collegio A, presieduto da Maurizio Conte e composto dai giudici a latere Federico Somma (giudice ad Ischia per diversi anni) e Antonia Napolitano Tafuri, oltre a condannare il tecnico comunale Cacciapuoti a 5 anni di reclusione, ha anche condannato il marmista caprese Ciro di Capua, accusato di aver contattato le vittime, a tre anni di reclusione. Ha condannato, inoltre, l’ex comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri Michele Sansone a 5 anni di reclusione, il maresciallo della Guardia di Finanza Pasquale Franco, all’epoca dei fatti vice comandante della Tenenza di Capri, a un anno di reclusione (per il reato di accesso abusivo a sistema informativo) ed infine Francesco Verardi, imprenditore nautico, a due anni e otto mesi di reclusione.

Nella sua arringa per Della Rocca, assolto – lo si ripete – da tutte le accuse, l’avvocato Bruno Molinaro ha ricordato che l’inchiesta è nata da una serie di denunce relative a presunte corsie preferenziali garantite dal tecnico comunale al Della Rocca: denunce manifestamente infondate (come ritenuto  già in sede cautelare dal G.I.P. e dal Tribunale del Riesame di Napoli) presentate alla Procura da pochi tecnici antagonisti, desiderosi di far fuori dalla piazza Della Rocca, loro scomodo concorrente, all’evidente scopo di accaparrarsi la sua clientela. L’avvocato Molinaro, dopo aver dimostrato, con articolate argomentazioni difensive, che Genny Della Rocca non ha mani beneficiato di alcuna corsia preferenziale nella trattazione delle sue pratiche, ha poi aggiunto che:

«Non vi è una sola telefonata intercettata in cui il Della Rocca abbia avuto un solo contatto con il Di Capua ed anche con lo stesso Cacciapuoti. Non vi è stata nessuna intercettazione ambientale da cui risulti che il Di Capua e il Cacciapuoti abbiano avuto un qualche colloquio “in presenza” con il Della Rocca. Eppure, le attività di monitoraggio sono state intense e di lunga durata. Il cellulare del Della Rocca è stato sequestrato ed i contenuti digitali dei suoi computer sono stati passati al setaccio con inusitato rigore … in pratica rovesciati come un calzino. Per ben 4 volte la casa e lo studio sono stati perquisiti. La Polizia Giudiziaria ha portato via fascicoli e rubriche telefoniche. Non è stata rinvenuta una sola traccia di un solo contatto, anche occasionale, con il Di Capua e con il Cacciapuoti nelle vicende considerate. Per di più, dal telefono sequestrato non è emerso nemmeno che il Della Rocca avesse il numero del Di Capua in rubrica. Il Della Rocca non ha mai acquistato o fatto acquistare, dai suoi clienti, privati o società, una sola lastra di marmo o di granito dal Di Capua, in oltre 40 anni di attività. Il Della Rocca ha un unico conto corrente bancario. Nessuna verifica ha consentito di accertare, nel periodo considerato, ed anche in seguito, movimenti di danaro sospetti o prelievi di denaro in contante».

Il Pubblico Ministero, durante la sua requisitoria, aveva invece affermato:

«A mio avviso Cacciapuoti è penalmente responsabile perché se pure Della Rocca fosse stato (sia … e non lo metto in dubbio) Le Corbusier, non avrebbe dovuto dire … se non nominate Della Rocca vi blocco la pratica. Della Rocca è stato beneficiario di questa condotta».

L’avvocato Molinaro ha così replicato:

«Della Rocca non è certamente Le Corbusier. Ci mancherebbe altro! Tuttavia – mi sia consentito dirlo – non è nemmeno l’ultimo arrivato. Si è laureato in ingegneria con il voto di 110 e lode. Ha maturato importanti esperienze non solo a Capri, dove ha uno studio con il quale collaborano quattro validissimi architetti, ma anche all’estero, avendo lavorato, per oltre vent’anni, in Russia, in Svizzera ed in altri paesi. In Russia, per l’esattezza, è contitolare, sin dagli anni 90, di uno studio tecnico e tra i pochissimi italiani abilitato ad operare sulle facciate degli edifici. Ha frequentato con successo, presso il Consorzio del Politecnico di Milano, sia i corsi di alta formazione professionale per acquisire competenze specialistiche su come progettare funzionalmente ed esteticamente la luce (lighting designer), in ambienti esterni ed interni, sia quelli di Hotellerie, Restaurant e Caffè per progettare ed arredare locali e spazi innovativi. Il Della Rocca, infine, ha lavorato e continua a lavorare con 4 architetti di fama mondiale, come Massimiliano Fuksas, Matteo Thun, Michele Bonan e Jacques Garcia. Il sistema Capri, dunque, non esiste, è un castello di sabbia».

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